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Cronaca

"Non mi pento di aver imposto tacchi e minigonne alle mie allieve, era giusto", l'ex magistrato Francesco Bellomo torna a insegnare

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Dopo lo scandalo, le lezioni: Marco Bellomo torna in cattedra. L’ex toga del Consiglio di Stato era stata destituita per “aver leso la dignità della magistratura” con lo scandalo dell’imposizione dell’abbigliamento (tacchi a spillo e minigonna) imposto alle allieve vincitrici della borsa di studio della sua scuola. Si aggira per i padiglioni della Fiera di Roma, dove in questi giorni si stanno svolgendo gli esami scritti per diventare magistrato. 

Bellomo - in un’intervista al Corriere della Sera - non ritiene inopportuna la sua presenza tra gli studenti:

“Non mi è chiaro il concetto di inopportuno, me lo spieghi in italiano se ne è capace”

Non sente gli insulti (“vergogna”, “str...”, “vergognatevi pure voi che lo ascoltate!”) che arrivano da parte di alcuni studenti che passano vicino al gruppetto di aspiranti magistrati con cui sta parlando:

“Non dica stupidaggini. Nessuno studente si è mai permesso di contestarmi”.

L’ex toga del Consiglio di Stato racconta di essere alla Fiera come “ogni volta che c’è una prova d’esame, per illustrare lo schema di svolgimento delle tracce ai suoi allievi e a chiunque voglia sentirmi”, ma il contratto con cui imponeva il dress code no, non lo fa più firmare:

″È sospeso da un anno e mezzo, da quando mi hanno destituito. Ma era un contratto assolutamente regolare. Ho fatto ricorso al Tar ma, nell’attesa, sarei uno stupido se non tenessi conto della sanzione disciplinare”.

Non si dice però pentito:

“Non mi posso pentire di cose che non sono scorrette. È successo tutto per nulla. Anche se a posteriori avrei evitato il nulla”.

L’abbigliamento imposto, secondo Bellomo, non aveva nulla di male:

“L’abbigliamento che lei cita (minigonna e tacchi a spillo, ndr) riguardava eventi mondani organizzati dalla mia società dove è ordinario quel look. E poi c’erano esigenze promozionali. Il contratto non riguardava solo le ragazze ma anche i ragazzi. E sì, era previsto che svolgessero anche attività promozionale per la società”.

Per l’ex togato, un magistrato non deve insegnare l’etica:

“Siamo in un periodo storico in cui troppo spesso si richiama la morale. Ci sono saperi scientifici di maggior consistenza. Voi vi attaccate ossessivamente a questa parola ma i magistrati non devono insegnare l’etica, quello è il ruolo dei filosofi”.

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