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Politica

Sia licenziato subito Luca Morisi. E subito!

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Sia subito licenziato, e subito! Che tal Luca Morisi, responsabile ufficiale della comunicazione del ministro degli Interni, incolli, su Twitter, una foto dove appare il suo "padrone", il suo principale, Matteo Salvini, mentre questi maneggia e insieme, con occhio attento, controlla la bontà di un'arma, un mitra, aggiungendo allo scatto un commento evidentemente, espressamente minaccioso, tutto ciò in un paese in possesso delle cinture di sicurezza del diritto, della legalità e della democrazia stessi, va ritenuto del tutto inaccettabile. Per questa semplice sua licenza, il signor Morisi meriterebbe d'essere destituito dall'incarico in tronco.

Lo stesso Quirinale, se non avesse scelto un profilo, diciamo, sobrio, dovrebbe richiamare il ministro affinché chiarisca che, da posizioni apicali per la sicurezza dello Stato, non è ammissibile un lessico improprio, tipico di un film da sgherri. Assodato che, culturalmente ragionando, quel genere di messaggio pubblico corrisponde a un atto di indicibile arroganza. E', lo ribadiamo, frutto di un puro atteggiamento intimidatorio, proprio di una subcultura degna di coloro che, a suo tempo, si presero cura di mettere a tacere le voci di un Matteotti e d'ogni altra possibile opposizione, roba da sgherri.

Un ministro degli Interni, ben al di là d'ogni plateale assenteismo rispetto al quotidiano lavorativo lì al Viminale, oltre ogni lessico assolutamente irrituale, che pure gli è proprio, in un contesto, salvo contrordini, di democrazia parlamentare, ha addirittura l'obbligo-dovere stoico di accettare perfino gli insulti: è il costo naturale dell'assunzione del potere, dei "baffi", nel senso dei gradi, dei galloni. Soprattutto da chi reputi, e non sono pochi, il suo comportamento, la sua condotta, perfino linguistica, degna della peggiore destra xenofoba. Nel caso questi, il ministro in oggetto, legittimamente dovesse trovare gli insulti inaccettabili e lesivi di propri onore e incolumità, in tal caso si rivolga agli organi competenti, proceda, insomma, come il collega Matteo Renzi, che di recente ha promesso ogni sorta di querele ai suoi detrattori. E non obbligateci, sempre in questo caso, a ricordare lo stile di Andreotti, lo stesso che si è visto indicato come mandante d'ogni possibile orrendo crimine, eppure mai a chiese ai suoi scagnozzi, che pure certamente aveva, di rispondere con un parole da repertorio gangsteristico.

Episodi di questo genere, la presenza stessa di un Morisi al fianco di Salvini, il badge ufficiale lì visibile sul blazer da supplente, danno la misura della complice miseria culturale di chi, sempre parlando di Salvini, lo definisce una nuova "icona pop" tacendo su quella che, per amore di ironia, abbiamo semplicemente chiamato irritualità di linguaggio; né altri potranno convincerci che Morisi stia semplicemente proteggendo il suo Capo da coloro che, scrollando le spalle con cinismo, diranno che nell'epoca dei social tutto è consentito, poiché, se davvero così fosse, se sul serio ci trovassimo in presenza di un redde rationem, mi aspetterei davvero una replica immediata, o un semplice tweet, anche da parte del Quirinale che, come ho già ipotizzato, dica a Salvini di mettere fuori la porta il suo Morisi.

Si tratta insomma dell'ennesimo atto del sempre più evidente '68 della destra. Nella galleria storico-fotografica delle armi impugnate da figure istituzionali, ci viene subito in mente Salvador Allende, presidente del Cile, mitra in pugno e elmetto sul capo, al Palazzo della Moneda durante l'assedio dei militari golpisti di Pinochet, solo che lì, in quella foto, mitra ed elmetto hanno valore d'uso difensivo, esatto, di risposta, armi in pugno, a un'aggressione subita dal corpo stesso della democrazia e dalla legalità; al contrario, nella foto postata dall'impiegato Morisi, pagato con denaro pubblico per curare la comunicazione del suo ministro e della stessa Lega, dove testualmente si legge: "Vi siete accorti che fanno di tutto per gettare fango sulla Lega? Si avvicinano le Europee e se ne inventeranno di ogni per fermare il Capitano. Ma noi siamo armati e dotati di elmetto!" (sic) c'è una minaccia preventiva a una presunta minaccia fantomatica incombente; in tutto questo non possiamo che ravvisare, avendo memoria della storia, lo stesso orrore che Costa-Gavras mostrava nel film "Z - L'orgia del potere", si aizzano i propri, li si crea a misura di plebe ringhiosa in funzione del preservare la propria autorità perfino oltre la doverosa grazia delle regole democratiche. Sappiano allora che è chiaro pure a noi di che fango son fatti.

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