Bari

Avetrana, tutto il paese si mobilita per dare da mangiare ai 70 migranti sbarcati all'alba

Il gruppo di migranti nel campo sportivo di Avetrana 
Alcuni ristoranti hanno offerto un pasto caldo e un negozio di casalinghi ha provveduto a fornire piatti, bicchieri e posate. Anche i cittadini mobilitati per garantire la prima assistenza
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Una domenica di straordinaria accoglienza ad Avetrana, nell'immediato entroterra Tarantino. All'alba nella vicina Torre Colimena, a cinque chilometri dal paese, erano sbarcati una settantina di migranti pakistani. A individuarli i carabinieri, che subito hanno chiesto la collaborazione dell'amministrazione comunale di Avetrana domandando la disponibilità di locali in cui poter offrire la prima accoglienza. Due uomini di nazionalità ucraina sono stati fermati dai carabinieri per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina: gli investigatori sono entrati anche in possesso di un video che ha consentito l'identificazione degli scafisti.

Erano le 7 del mattino quando è squillato il telefono del vicesindaco Alessandro Scarciglia. Che racconta: "Ho subito comunicato di poterli accogliere temporaneamente all'interno del campo sportivo perché ci sono locali idonei e servizi igienici per tutti. Abbiamo poi provveduto immediatamente a fornire ai cittadini extracomunitari acqua, latte e pane. A darmi una mano è stato un consigliere comunale di opposizione, Emanuele Micelli. Ho chiesto aiuto a lui perché entrambi facciamo lo stesso lavoro, indossiamo una divisa - io da finanziere ed Emanuele da carabiniere - e sappiamo come comportarci dinanzi alle emergenze".

Così è stato, dunque. Ma a colpire è stata soprattutto la risposta immediata e solidale della comunità, che si è precipitata allo stadio offrendo aiuto. E non importa, evidenzia Micelli, che una settimana fa alle elezioni europee metà degli elettori abbia dato il proprio voto al centrodestra (qui la Lega con il 23 per cento è stata il secondo partito). "Qui ha votato appena il 36 per cento degli aventi diritto - ricorda Micelli - E c'è tanta gente che non si è recata alle urne e ha un'idea dell'accoglienza che non è certamente quella di Salvini. Ai razzisti non bisogna rispondere ai loro attacchi su Facebook, ma nella realtà del quotidiano. Ad Avetrana è accaduto questo: il mio paese ha dato una lezione d'accoglienza".
Ne è orgoglioso lo stesso vicesindaco Scarciglia, eletto in una civica di centrodestra. "Essere di destra o centrodestra non vuol mica dire essere automaticamente razzisti", premette. "A noi oggi è spettato il compito di accogliere questi migranti nel migliore dei modi e ognuno, in paese, ha fatto la sua parte. Avevamo il dovere di accoglierli come esseri umani, a prescindere dalla religione e dal colore della pelle. Saranno poi le istituzioni preposte a decidere se rimpatriarli o meno".

Cinque ore appena, fino a mezzogiorno circa, è stato il tempo di permanenza ad Avetrana dei migranti. Poi affidati ai funzionari del Frontex, che li hanno ricollocati nell'hotspot di Taranto. Ma è bastato perché cittadini, commercianti, professionisti e associazioni si rimboccassero le maniche. Marcello Nigro, proprietario di un negozio di casalinghi, ha donato alcune scarpe e piatti, bicchieri e posate. "Non cerco pubblicità", taglia corto: "Quando ci sono le emergenze bisogna essere d'aiuto nel concreto. E a prescindere dal colore della pelle di chi hai davanti, è necessario dare una mano".

A offrire un pasto caldo, invece, è stato Tommaso D'Ippolito, un ristoratore. "Ero in piazza - spiega - quando si è venuto a sapere dell'arrivo dei migranti e mi sono recato allo stadio per capire se serviva qualcosa. Ed è lì che ho appreso che non mangiavano da tre giorni. Ho fatto il minimo: preparargli un piatto di pasta. Non scordo i loro sguardi persi nel vuoto, impauriti e stremati". Una questione di cuore e umanità, insiste D'Ippolito. "Non sono un razzista e non la penso come Salvini sulla chiusura dei porti. Dobbiamo accogliere i migranti, invece. Senza scordare che lo siamo stati anche noi. I miei nonni emigrarono in Germania e nessuno gli chiuse le porte in faccia. Perché dovremmo farlo noi oggi?".