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Politica

Bramini dimenticato dai Cinque stelle

Bramini
Bramini 

"Per risolvere il mio caso ci vuole la volontà politica di intervenire e opporsi alla magistratura, Di Maio, con tutta la stima che ho per lui, forse non ne ha abbastanza". Parola di Sergio Bramini, 71 anni, fallito a causa di 4 milioni di euro di crediti vantati verso lo Stato e mai avuti, dopo aver perso la casa, sta perdendo anche quel che resta dell'azienda, come racconta al Giornale. Bramini è stato utilizzato come uomo simbolo delle battaglie M5s in campagna elettorale e addirittura il vicepremier Di Maio lo ha assunto come consulente al Mise. "Il mio ufficio è a venti metri dal suo, am non lo vedo mai", dice Bramini.

Ora ha scritto a Di Maio, Salvini e Bonafede: "Tutelatemi". L'esproprio dell'azienda doveva scattare nei giorni scorsi.

"Ma i miei avvocati sono riusciti a rinviare la procedura al 16 gennaio - racconta Bra mini al Giornale - . Li ho anche i mobili della casa da cui mi hanno buttato fuori, e c'è anche il mio cane. E' assurdo che si applichi prima ancora che ci sia un'asta e una vendita. Quegli uffici sono vuoti".

Sergio Bramini, anche in virtù della grane esposizione mediatica e politica, dice di non sentirsi più un cittadino normale. E allora, chiede aiuto a chi in qualche modo si è servito di lui.

"Sulla mia abitazione è in corso un'ingiustizia - racconta -. Grazie all'assoxiazione Credito Italia avevo raccolto i soldi, oltre 370mila euro, per riprenderla. Le banche erano d'accordo, mancava solo il sì del curatore. Sembrava cosa fatta, visto che l'asta per la vendita era andata deserta. Solo un acquirente cinese aveva fatto un'offerta, ma venuto a conoscenza della situazione, aveva deciso di fare un passo indietro. Invece la casa gli è stata aggiudicata comunque e con una procedura palesemente irregolare. Per questo ora ho chiesto aiuto a Di Maio".

Basta andare su Facebook per rendersi conto quanto Bramini siua stato esposto nella campagna elettorale del Cinque stelle. La cosiddetta norma Bramini dentro il ddl semplificazioni, per evitare i pignoramenti per gli imprenditori a credito con lo Stato per la situazione in corso non è sufficiente.

"Ma è una goccia, un compromesso rispetto alla proposta che avevo fatto io e cioè di estendere la misura a tutti, imprenditori, commercianti, partite iva e famiglie in difficoltà, non solo ai creditori della Pa, che sono una minima parte", chiosa Bramini.

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