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Politica

Al ministro tocca stringere le mani anche al "diavolo". Di Maio in foto con gli odiati De Gennaro e Profumo

ANSA
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C'è un significato altamente simbolico nella photo opportunity della prima uscita di Luigi Di Maio da ministro dello Sviluppo economico. È una istantanea del nuovo tempo politico quella che ritrae il neoministro "populista" tra i vertici della prima azienda italiana nel settore della difesa e l'aerospazio, il gruppo Leonardo, di cui il Movimento 5 Stelle guidato da Di Maio ha chiesto in passato strenuamente le dimissioni. È nelle cose che il passaggio dall'opposizione dura e pura all'incarico di governo implichi un cambio di passo nelle dichiarazioni pubbliche e nello stile; così come possa comportare di stringere la mano a quello che consideravi il diavolo, incarnato in questo caso da Alessandro Profumo nella veste di amministratore delegato, e Gianni De Gennaro, presidente di Leonardo.

Nel suo tour all'interno dello stabilimento dell'ex Finmeccanica di Pomigliano, la sua terra d'origine, Di Maio è stato accolto con calore dagli operai del sito, in fila per farsi un selfie o stringergli la mano. Diverso è stato il rapporto, almeno dinanzi alle telecamere che hanno seguito la sua prima uscita, tra il ministro e i vertici della Leonardo. Profumo e De Gennaro per lunga parte della passeggiata hanno "pedinato" il nuovo "datore di lavoro" che ha evitato attentamente di lasciare indizi sulle future intenzioni dell'esecutivo in materia di governance. Rispondendo a una domanda sul futuro di Pomigliano, Di Maio ha detto che "lo vedrete dalla collaborazione che porteremo avanti tra il ministero dello Sviluppo e la governance di questo stabilimento".

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Tra le circa 350 nomine in scadenza (83 di società partecipate) che il Governo Conte dovrà fare nei prossimi mesi, non ci sono quelle del gruppo Leonardo. Ma non si può escludere che l'esecutivo adotti delle forme di spoil system sulle controllate, a partire da quelle aziende i cui vertici sono spesso finiti nel mirino del Movimento 5 Stelle, come l'Eni guidata da Claudio Descalzi. O, appunto, come Leonardo.

Profumo è imputato a Milano per aggiotaggio e falso in bilancio in relazione alla contabilizzazione dei derivati Santorini e Alexandria quando era al vertice di Monte dei Paschi di Siena. Solo un anno fa il Movimento 5 Stelle, subito dopo la nomina di Profumo, annunciava una mozione di sfiducia per il ministro dell'Economia Padoan per la scelta dell'ex ad di Unicredit ai vertici di Finmeccanica che allora mancava "dei requisiti di onorabilità" per le vicende Mps, ma anche per altri guai giudiziari come il crac Divania e un'indagine per usura a Lagonegro (Profumo, va ricordato, si è sempre dichiarato estraneo a tutte le contestazioni dei magistrati). "Amministratori delle grandi partecipate di Stato imputati per reati gravi? È possibile da quando il ministro Padoan ha cancellato la clausola di onorabilità della Direttiva Saccomanni, è un fatto che non può lasciare M5S indifferente", attaccava M5S.

I grillini si erano subito scagliati con ardore contro la modifica della direttiva per le nomine dei cda delle controllate statali fatta "per una ragione evidente, l'esigenza di piazzare Profumo a capo di Leonardo e di Descalzi all'Eni". L'ex deputato Di Battista denunciava: "Un altro banchiere in una azienda di Stato: è questo il grande conflitto di interessi".

Non che De Gennaro sia entrato nelle grazie M5S, per il suo noto passato di ex capo della polizia ai tempi del G8 di Genova. Nominato in Finmeccanica dal Governo Letta nel luglio 2013 è stato confermato da Renzi e da questi difeso in quanto assolto dal processo a suo carico. La sua nomina a presidente di Leonardo è stata sempre contestata da M5S sia prima che dopo le condanne arrivate all'Italia nel corso della XVII legislatura dalla Corte di Strasburgo per le vicende di Genova (nel 2015 sull'irruzione nella Diaz, poi nel 2017 per le torture di Bolzaneto). Ma già a luglio del 2013 M5S attaccava: le competenze di De Gennaro? ''L'unica che ci viene in mente è l'accostamento delle armi prodotte da Finmeccanica con le sofferenze subite dai manifestanti contro il G8''. Due anni dopo, all'indomani della sentenza della Cedu, il grillino Ferraresi chiedeva le "dimissioni di De Gennaro" e di finirla "con l'ipocrisia, è inaccettabile e vergognoso che ancora oggi parli chi ha lasciato i responsabili al suo posto". Ora che M5S è al Governo cosa farà con i vertici di Leonardo, il fiore all'occhiello dell'industria aerospaziale italiana?

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