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Politica

Carlo Calenda: "Urne a settembre? Sarebbe un errore"

Corbis via Getty Images
Corbis via Getty Images 

"Elezioni a settembre? Credo sarebbe un errore, il Paese ora ha bisogno di calma". Così il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, intervistato in collegamento video durante il Festival dell'Energia in corso a Milano, rispondendo dal dicastero di Via Veneto. "Ora il Paese ha bisogno che vengano completate le riforme - aggiunge - che si faccia una finanziaria seria e che si metta in ordine la situazione banche, che è molto complessa. Poi serve una legge elettorale che non ci porti indietro nel tempo, quando c'era chi aveva diritto di veto", conclude.

"Chiunque non ha bisogno di avere una tessera di partito per dire la sua, in particolar modo se pensa che il rischio per il Paese sia serio", ha affermato il ministro per lo Sviluppo economico, in collegamento video con il Festival dell'energia.

All'interno della compagine di governo, contro il voto anticipato, si fa sentire anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin: "Renzi ribadisce che non ha fretta di andare al voto e che questa legge elettorale non è quella che avrebbe voluto. Introduca le preferenze e il voto disgiunto per una legge seria. Se poi davvero il suo obiettivo non è il voto subito allora c'è ancora tempo per votare insieme un sistema maggioritario che indica subito dopo il voto chi vince e chi perde". E poi ancora, spiega l'esponente di Alternativa popolare: "Con i voti del Pd, di Ap, di Mpd i numeri in Parlamento sono blindati. Vediamo se Renzi vuole stare dalla parte del Paese o solo dell'inciucellum dei nominati con Berlusconi e Grillo".

Quanto al dibattito sulle alleanze post-elezioni, a rivolgersi direttamente al segretario Pd è un altro esponente del governo, la ministra per i Rapporto con il Parlamento Anna Finocchiaro: "Il Partito Democratico deve tornare a essere, senza prepotenza ma con responsabilità, l'asse di riferimento all'interno del panorama politico di un mondo ampio, culturalmente progressista e sinceramente riformista", scrive la ministra su Repubblica.

"A me pare - afferma - che non ci sia discorso sulla legge elettorale che possa andare scisso da una precisa, e studiata, strategia politica sul quadro delle alleanze con cui ci si presenta al voto e con cui si intenda, in caso di vittoria, governare. È questo un vuoto clamoroso della nostra riflessione politica". Sottolinea che "tacere agli elettori un punto essenziale per la decisione di voto, e francamente passare da 'la sera del voto bisogna sapere chi governa' a 'vedremo poi' mi pare un'acrobazia poco credibile", inoltre "non sviluppare oggi una strategia per il dopo rischia di indebolire fortemente la stessa proposta del Pd", da articolare su "un sistema di valori contrapposto a quello di centrodestra". Una eventuale grande coalizione Pd-Fi frutto del sistema proporzionale "non appare rassicurante sotto il profilo della stabilità e dell'efficacia politica del governare". A suo avviso si è "già in vistoso ritardo rispetto ad un'iniziativa politica che il Pd avrebbe dovuto sviluppare nei confronti di ciò che si muove nel campo del centrosinistra, già organizzato o ancora da organizzare, ma che vive in tante esperienze civiche, di associazionismo, di volontariato".

Accanto a questo, Finocchiaro giudica "giusto e opportuno utilizzare al meglio il tempo che ci separa dall'appuntamento con il voto, portando a compimento una serie di riforme già avviate", che darebbero forza all'"impronta riformista" del Pd: il processo penale, la concorrenza, il delitto di tortura, ma anche il nuovo codice antimafia, lo ius soli, il biotestamento

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