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Politica

Da apriscatole a censori. La metamorfosi M5S che adesso querela chi diffonde video pirata

Antonio Melita via Getty Images
Antonio Melita via Getty Images 

La video nemesi. L'arma che si ritorce contro. I filmati rubati sono stati da sempre, non solo dal loro ingresso in Parlamento ma anche da prima, lo strumento di battaglia del Movimento 5 Stelle. Strumento di tante denunce e campagne che hanno portato successi. Adesso, che i filmati rubati sono diventati un boomerang, perché girati dagli ex 5Stelle e divulgati in Rete con lo scopo di amplificare faide interne, vengono interdetti. Con tanto di diffida alla stampa dal pubblicare audio/video pirati, nel frattempo acquisiti dalla procura di Palermo. Il "fate girare" che campeggia su tanti post grillini chiedendo la massima diffusione si è trasformato in censura.

Il caso, che ha del paradossale, avviene tra Palermo e Roma. Negli uffici grillini della Camera dei deputati nel luglio del 2016 alcuni deputati siciliani, tra cui Riccardo Nuti, Giulia Vita e Chiara Di Benedetto, chiedono ad Andrea Cottone, componente dello staff comunicazione pentastellato, dettagli su Ugo Forello, avvocato leader di Addiopizzo, scelto poi come candidato sindaco a Palermo. Cottone, palermitano, parla dell'influenza che, nella fase iniziale, avrebbe esercitato sul Movimento l'ex commissario antiracket Tano Grasso ("Un fantasma che muove tutte queste persone"). Parla poi soprattutto – come riporta Repubblica Palermo - dei compensi che Forello e un paio di legali a lui vicini avrebbero percepito nei processi innescati dalle testimonianze degli imprenditori taglieggiati. E poi ancora di "un circuito meraviglioso" per il quale "si convincono gli imprenditori a denunciare, si portano in questura e gli avvocati diventano automaticamente uno fra Forello e Salvatore Caradonna". Poi Addiopizzo si costituisce parte civile "e viene difesa da quell'altro". Infine Cottone definisce "poco trasparente" la gestione dei fondi.

Cosa succede però quel pomeriggio negli uffici della Camera, qualche mese prima che scoppiasse lo scandalo delle firme false? Qualcuno registra quel colloquio di trenta minuti e da ieri l'audio si trova in Rete. Da "modalità apriscatole" (di lontana memoria, in nome della trasparenza, è lo slogan "Apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno") M5S si trasforma in censore: "Sta circolando un audio captato in maniera impropria nei locali della Camera dei Deputati lo scorso anno – si legge in una nota - denunceremo chiunque ne divulgherà il contenuto". Con tanto di citazione dell'articolo della legge. Il metodo improprio a cui si riferiscono i pentastellati è quello tipico utilizzato dai grillini stessi in tutti questi anni: telecamere nascoste, pulsanti Rec schiacciati senza che ci sta attorno lo sappia e poi divulgazione in Rete con l'invito "Fate girare". Di esempi ce ne sono a non finire, tanti portano proprio la dicitura di "video pirata". Tantissimi girati nei locali della Camera, gli stessi interdetti oggi dai 5Stelle.

Il 3 dicembre del 2016 il blog di Beppe Grillo pubblicava un video pirata (pirata perché è vietato ai parlamentari girare immagini nelle commissioni e in Aula) che ritraeva Antonio Iannamorelli definendolo "un altro lobbista che si aggira come uno squalo attorno alla Commissione Bilancio, per ottenere norme e leggi favorevoli all'azienda e alla multinazionale di turno. Il lobbista pizzicato dal nostro portavoce Giorgio Sorial – si legge sul blog - è Antonio Iannamorelli, presente per conto della società di lobbying Reti e "invitato" dal deputato del Pd Alberto Losacco a seguire da molto vicino i lavori sulla manovra di bilancio, in particolare riguardo la sorte dei provvedimenti sulle società di call center". C'è anche la foto di Iannamorelli con il volto cerchiato in rosso e l'invito, neanche a dirlo, alla massima diffusione.

Eclatante, oggi ancora di più per le analogie di metodo rispetto all'audio su Forello, è stato il caso di una conversazione rubata dai grillini sui banchi di Montecitorio, tra Mara Mucci, ex M5S ora Alternativa libera, e Mariano Rabino, deputato di Scelta Civica. Il dialogo è stato registrato e diffuso dai pentastellati, che oggi vietano di far circolare quello sul candidato palermitano. "50mila euro al mese di soldi dei cittadini per appoggiare il governo Renzi", era il titolo scelto per il sonoro pirata pubblicato sulla pagina del gruppo parlamentare dei 5 Stelle. E il blog scriveva: "Ex M5S si fanno comprare". Nella registrazione si sente Rabino offrire la possibilità agli ex M5S di entrare nel gruppo di Scelta Civica e così avere a disposizione - come previsto dalle normative parlamentari - 50mila euro al mese per le necessità organizzative del gruppo stesso.

Poi ancora i 5Stelle, in questi anni, hanno cavalcato il caso della telefonata, registrata fuori onda da La7, tra Matteo Renzi e Massimo Artini, in cui l'allora premier solidarizzava con l'ex grillino che aveva appena lasciato i 5Stelle. Dopo aver ascoltato l'audio rubato, la senatrice Paola Taverna attaccava l'ex collega strillando in Aula: "Artini scodinzola e ringrazia". Sempre grazie a un fuori onda i grillini hanno chiesto le dimissioni del sindaco di Pescara Alessandrini per aver detto, in un audio captato, che un procedimento disciplinare contro 4 vigili "non aveva le gambe per camminare". È così che con gli audio rubati e i "video pirata" i 5Stelle hanno firmato in questi anni le loro battaglie, adesso firmano le querele contro chi diffonde registrazioni che per i grillini possono rivelarsi imbarazzanti. Specialmente in piena campagna elettorale per le amministrative. Specialmente in una città come Palermo e se nel mezzo ci finisce un'associazione antiracket.

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