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Politica

Monica Cirinnà: "Gli hater non mi fermano. Per il coraggio e la verità mi faccio anche ammazzare"

Simona Granati - Corbis via Getty Images
Simona Granati - Corbis via Getty Images 

Se querelare l’hater che le ha augurato “un carcinoma polmonare che ti maciulli” lo deciderà il suo avvocato. Lei, Monica Cirinnà, non intende farsi fermare da quelle parole, cariche d’odio, alle quali ha subito risposto ricordando i due interventi subìti per rimuovere il cancro alla mammella sinistra. La senatrice dem vuole andare avanti per fermare la marea montante dell’odio via social. “Serve una legge con regole stringenti per gli utenti è ancora più stringenti per i gestori”, dice rispondendo ad HuffPost.

 

Come sta, senatrice Cirinnà?

“Combatto, resisto con la solita forza di sempre”.

 

Querelerà l’utente che le ha augurato la morte?

“Il mio avvocato sta valutando, deciderà lui. Il mio social manager, Giuseppe Dante, invia in automatico insulti, offese e tutto ciò che ci sembra sospetto al mio legale e quest’ultimo stabilisce se procedere o meno. Purtroppo, quello che è successo è già accaduto in passato. Io sono un bersaglio fisso degli haters”.

 

E con lei le onorevoli Boschi, Boldrini, Giorgia Meloni, tutte donne. Perché secondo lei l’odio via social colpisce soprattutto le donne?

“I motivi sono tanti, diversi. Ma il primo è proprio perché siamo donne che non rientrano nel canone che ci vorrebbe zitte e a casa. In un’Italia machista e maschilista, dove in poco più di un anno di governo, Salvini è riuscito a sdoganare il peggio dell’odio e della misoginia - penso al Congresso mondiale delle famiglie di Verona - le donne con un cervello, che dicono apertamente quel che pensano e pensano quel che dicono, sono facile bersaglio della rabbia e dell’odio repressi. Ma io vado avanti”.

 

In che senso?

“Fondo la mia azione sue due pilastri che sono il coraggio e la verità e per questo mi faccio anche ammazzare. Vede, questa hater, che io credo sia un troll, ha scritto quelle parole commentando un post in cui io parlavo di caccia e questo vuol dire una cosa precisa”.

 

Cioè?

“Che qualunque argomento va bene per scatenare l’odio. Ti sei messa fuori canone? E allora beccati questa”.

 

Poc’anzi lei ha fatto riferimento a Salvini. È tutta questione di contrapposizione politica?

“No. Il problema nel nostro Paese sta in una rabbia repressa e purtroppo sdoganata sia dal Movimento Cinque Stelle che dalla Lega: entrambi hanno utilizzato i social come una clava. Di certo, se Salvini, da ministro dell’Interno, si permette di scrivere certe cose, il cittadino medio si sentirà legittimato a fare altrettanto. In passato questa hater, il cui profilo era stato già più volte segnalato, ha inneggiato alla Lega e a Salvini. La responsabilità dell’esempio negativo è enorme. Non dimentichiamo che l’odio sul web fa morti”.

 

Anche la leader di Fratelli d’Italia, Meloni, è stata oggetto di un duro attacco sessista via social.

“Sì e quando fu insultata io le ho manifestato la mia solidarietà. Invece a me stavolta da destra non è arrivata neanche una parola. Non una donna di quello schieramento che mi abbia contattata”.

 

Contro l’odio social alcuni intellettuali e avvocati hanno lanciato la campagna “Odiare ti costa”. Lei ha aderito?

“Sì. Il mio avvocato, dall’estate a oggi, ha già in corso venti querele”.

 

La politica può fare qualcosa per fermare la marea montante dell’odio via social?

“La politica può e deve fare qualcosa per combattere questa deriva. Servono regole stringenti per gli utenti e ancora più stringenti per i gestori, che devono pagare di tasca propria quando, nonostante le ripetute segnalazioni, i profili degli haters non vengono bloccati. Ripeto, il profilo dell’hater troll che mi ha scritto quel post pieno di odio era stato segnalato diverse volte. A questa rabbia va data una regola. E va detta un’altra cosa”.

 

Cosa?

“Anche noi partiti della sinistra abbiamo responsabilità precise. Dobbiamo metterci in cammino, ammettere i nostri errori, dire “abbiamo sbagliato” e ripartire con umiltà dall’ascolto”.

 

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